Nell’isola chiamata dai Greci Ichnusa e assimilata a un piede umano, fra cardi selvatici, macchie di lentisco e di elicriso dall’intenso profumo, in paesaggi assolati e battuti dal vento, si trovano chiese, monasteri e pievi di antica costruzione, perlopiù cadute in disuso. Questi edifici sacri, battezzati con i nomi di santi, un tempo parte di un tessuto urbano oggi vuoto di uomini, sono accomunati dalla posizione solitaria che ne aumenta il fascino paesistico; veri e propri miracoli di pietra, di rara bellezza, simboli di una sacralità intrinseca nel territorio. É di fronte alle rovine di questo mondo perduto che ho sentito l’esigenza di individuare un linguaggio espressivo capace di consegnarle a eterna memoria.