Sinnos, ovvero “segni” nella lingua sarda, è un progetto fotografico che nasce nel 2014. Della Sardegna si conosce prevalentemente quella costiera, rinomata per Il suo litorale e l’incantevole mare smeraldino, ma esiste un’altra Sardegna, poco nota, percorsa da poeti e viaggiatori che ne hanno svelato il sapore genuino, l’odore del sole e dei profumi forti, l’aria incontaminata che sa di salmastro, i ruderi millenari che affiorano fra cespugli di erbe aromatiche, spesso non raggiunti da nessuna strada. Mi sono incamminato nell’entroterra sardo, dove il vento di maestrale piega e contorce le querce da sughero, alla ricerca di tracce, sinnos, testimonianze della presenza umana di un passato arcaico e pastorale, che dall’epoca pagana a quella cristiana è intrisa di sacralità. Le immagini sono state scattate in medio formato analogico con pellicola in bianco e nero durante un ampio arco di tempo nel ripetersi delle stagioni, senza alcun intento documentaristico e cronologico.